Una storia di fragilità e rinascita, raccontata attraverso la poesia dell’animazione. “Luce tra i frammenti. Il viaggio di Mira, dalla scoperta della malattia alla speranza con CAR-T”, è il cortometraggio animato in 2D realizzato dagli studenti del Triennio in Cinema e Animazione del campus NABA di Milano, sotto la guida esperta dei docenti Malina De Carlo, Simona Duci, Giacomo Manzotti e Jacopo Martinoni. Un progetto di grande importanza per l’Accademia, sviluppato in collaborazione con Gilead Sciences, società biofarmaceutica californiana, e patrocinato da due realtà fondamentali nella lotta alle malattie ematologiche: AIL – Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma e La Lampada di Aladino ETS.
Protagonista di questa commovente storia è Mira, una maestra vetraia che, con il supporto della figlia Marta, si trova ad affrontare una delle prove più dure che la vita possa riservare: una diagnosi di tumore del sangue. Raccontando con estrema delicatezza e autenticità il patient journey di Mira, ovvero il percorso compiuto dal momento della diagnosi fino alla fase del trattamento e, infine, della remissione, il cortometraggio permette allo spettatore di vivere in prima persona il complesso viaggio emotivo sperimentato da un paziente con diagnosi di questo tipo.
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Attraverso gli occhi di Mira, lo spettatore viene trascinato in un turbinio di emozioni di grande intensità: paure, ansie, aspettative, dubbi su ciò che il futuro potrà riservare. Il racconto si muove tra ostacoli reali e percepiti, tra difficoltà concrete e timori interiori, fino al momento della svolta – la possibilità di una cura grazie a una nuova terapia innovativa che riaccende la speranza.
"Luce tra i frammenti” costruisce la sua identità visiva e simbolica attorno a un elemento chiave nella storia: il vetro. Non solo strumento di lavoro della protagonista, ma anche potente metafora della condizione umana nella malattia, come svela la voce narrante del corto: «Come il vetro siamo fragili e trasparenti, ma anche forti e riflettenti nella luce della speranza». Il vetro diventa così rappresentazione della vulnerabilità fisica e psicologica e della trasparenza emotiva di un paziente che ha ricevuto una diagnosi così destabilizzante, ma anche della sua resilienza, della capacità di resistere alle sollecitazioni, di affrontare le avversità con coraggio e di riflettere una luce carica di speranza.